Anni fa mi fu regalato “Spider” di Patrick McGrath. Ciò avvenne proprio in concomitanza dell’uscita dell’omonimo film di David Cronemberg. Io non lessi il libro, non vidi il film, non mi interessavano insomma. E’ proprio vero quando si dice che lo stesso libro, letto da persone differenti, non è affatto lo stesso libro; io aggiungerei a questo anche il fattore temporale: lo stesso libro, letto dal medesimo lettore, in differenti periodi della sua vita, sarà diverso. Ci sono libri che ho addirittura riscoperto, avendoli, in un primo momento, giudicati noiosi o scogli insormontabili. Certi libri poi, dopo aver ottenuto il loro posto sulla libreria, sono stati, magari per anni, semplicemente lasciati lì. Vedendoli di sfuggita ho pensato che prima o poi li avrei letti, ma il momento giusto scivolava via via più lontano. Magari si sarebbe compiuto, magari no.
Qualche tempo fa mi son detta che era giunta l’ora di Spider! Solo la lettura mi avrebbe dato ragione o meno.
Spider è proprio come il suo titolo: un romanzo che ti guida nella tela concentrica, delicata e vischiosa di un ragno. E’ un viaggio in una mente schizofrenica, in un personaggio e nei suoi demoni che lo accompagnano da quando era bambino. Il romanzo si articola su tre unità temporali: un presente nel quale il protagonista cerca di ricostruire la sua storia e di raccontarsi attraverso i due principali luoghi della sua vita; un passato più recente che comprende la sua esperienza ventennale in un istituto psichiatrico; un passato remoto, vivo e pulsante, motore dell’intera vicenda, che riguarda la sua infanzia, nei sobborghi dell’East End, e la sua sciagurata famiglia.
E’ stata una lettura molto intensa, un libro relativamente breve che mi ha imposto però un proseguire sensibile e ragionato. Non è, per me, uno di quei libri che si fanno divorare; non tanto per lo stile letterario, molto scorrevole, quanto per i contenuti e la tortuosità della trama che, essendo filtrata dalla mente del protagonista, spinge a domandarsi, ad un certo punto, cosa sia vero e cosa no. Ed in seguito che cosa sia la Verità stessa.
Patrick McGrath, figlio di uno psichiatra, avente vissuto parte dell’infanzia in ospedale psichiatrico al seguito del padre, sa delineare con maestria le caratteristiche proprie di quell’ambiente: la privazione, la solitudine, la psicosi, la routine giornaliera scandita dalle sigarette, l’attesa e la gratificazione.
Questo libro è l’ennesimo affresco sulla prevaricazione da parte dei portatori della fiaccola della “normalità”.
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