Trecentottanta pagine, frutto di tre anni di ricerche condotte dai giornalisti Dominque Lapierre e Javier Moro a Bhopal, storica città nel cuore dell’India, che è stata teatro, nella notte fra il 2 e il 3 dicembre 1984, della più grave catastrofe industriale della storia.
Mezzanotte e cinque: un’enorme fuga di Mic (Isocianato di Metile, gas altamente pericoloso che se lasciato libero si scompone in sostanze letali, fra cui l’acido cianidrico) utilizzato per la produzione a basso costo del pesticida Sevin, uccide decine di migliaia di persone. La zona più colpita è quella delle bidonville, situate proprio a ridosso della fabbrica Carbide, di matrice Statunitense.
Le conseguenze del disastro sono visibili ancora oggi: moltissime le persone decedute negli anni successivi e circa mezzo milione i superstiti con l’apparato respiratorio pressochè distrutto. Tra loro, Padmini e Dilip, abitanti dell’Orya Basti che quella notte maledetta stavano vivendo l’evento più importante della vita di ogni indiano: il matrimonio.
Tagli sulla sicurezza, tubazioni malconce, sirene d’allarme disattivate: le agghiaccianti testimonianze di funzionari e ingegneri del colosso della chimica rivelano tutta la verità su quella bomba ad orologeria piazzata al centro di uno scenario da “Mille e una notte”. Grazie a questo saggio, tutto il mondo è venuto a conoscenza della morte anonima e silenziosa di migliaia di uomini, donne e bambini. Sul web infatti, le notizie relative all’evento sono decisamente vaghe e scarse.
Non solo orrore però: anche piccole dimostrazioni di amore, coraggio ed eroismo. Un romanzo estremamente puntuale, ma emozionante allo stesso tempo.
Consigliatissimo.
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