The Book Edit | September, 17

Per una serie di circostanze che non so, durante il mese appena passato ho letto solo libri in inglese, di cui ben due su tre mi sono stati passati da Elia. Sono stati un po’ una fortuna, a dire il vero, perché altrimenti penso ci sarebbe stato un solo titolo per questo Book Edit – ma ora ve lo racconto meglio.

Durga Chew-Bose, Too Much and Not the Mood

È stato il primo libro di settembre – e si è preso quasi tutto il mese. Non pensavo sarebbe stato così difficile da leggere: come mi capita spesso, l’ho acquistato con un’idea di libro in testa, e non l’ho ritrovata nel libro che ho cominciato a sfogliare subito dopo la consegna del pacco. Le prime dieci pagine sono state quasi una tortura – di quelle che si provano quando tenti di interpretare in tutti i modi i segnali che ti sta mandando l’altra persona e non ce la fai e allora rimani zittissimo con le dita lo stomaco le sopracciglia attorcigliati. Ma questa è un’altra storia.

Poi, improvvisamente, smette di essere ostile e diventa invece toccante. E si mantiene in equilibrio tra saggi, memorie e appunti personali, non scegliendo un genere preciso, ma procedendo quasi per collezioni (giustamente il retro di copertina trova delle similitudini con Bluets di Maggie Nelson). Ed è così, in effetti, che si comporta anche il pezzo con cui si apre il libro, Heart Museum, quello che ho trovato ostile: bisogna tenere ben saldo il fil rouge che Durga srotola e fa curvare senza sosta e avvertimenti e arrendersi al fatto che ci si trova sempre più stretti – ma è un filo che connette e circonda.

Ah, «too much and not the mood» sono le ultime parole del diario di Virginia Woolf. Proprio le ultime.

Julian Barnes, The Sense of an Ending

Con questo libro è andata così:

E quindi ho cominciato a leggere The Sense of an Ending. Prima di tutto: è scritto davvero bene. Sarò fortunata io con gli inglesi ultimamente, ma è scritto davvero davvero bene.
Poi: ho avuto da subito una sensazione di familiarità, perché l’amicizia–ammirazione dei tre ragazzi (di cui uno è la voce narrante, Tony Webster) per Adrian mi ricorda tanto quella dei protagonisti delle Onde per Percival. Anche lui sembra appartenere a una razza superiore, quasi irraggiungibile e misteriosa, e proprio per questo meritevole della venerazione dei tre. Poi, anche se non ho (ancora) mai letto Dio di Illusioni (The Secret History) di Donna Tartt, è così che mi immagino un po’ che vada anche questa storia.

Dovrei controllare se Barnes scriva per la televisione o il cinema, perché ho trovato la parte di dialogo tra Tony e la ex moglie un po’ troppo costruita, un po’ troppo snappy, con i tempi e i linguaggi da comedy, anche amara, ma pur sempre recitata, rendendola la mia parte meno preferita della lettura. (Ho controllato: non lo fa.)

Dave Eggers, Zeitoun

Anche questo libro mi è stato (questa volta volontariamente) passato da Elia verso la metà del mese, dopo che avevo parlato con lui (e con qualsiasi altra persona io conosca, a dire il vero) dell’articolo di Naomi Klein How Power Profits From Disaster, tradotto in italiano nel numero 1220 di Internazionale.
Era il momento dell’uragano Harvey – e subito dopo sarebbe arrivato Irma – e la Klein è stata fondamentale, per me, per capire la situazione a cui noi, come telespettatori e utilizzatori dei social e fruitori da lontano, ci saremmo trovati davanti. Perché c’è un pattern tragico che si ripete nella gestione statunitense delle crisi.

Immersi nella tragedia di New Orleans si sono trovati Zeitoun e la sua famiglia, le cui imprese racconta Dave Eggers in Zeitoun. Dico imprese, anche se suona un po’ troppo favolistico ed eroico come termine, perché veramente sopravvivere a quel caos, non solo naturale (ma leggi la Klein per capirlo meglio, davvero), è stata un’impresa, nel senso faticoso del termine. E anche perché Eggers è un mago della parola: non c’è un linguaggio stra–volgente o stra–ordinario, perché già i fatti lo sono, e Zeitoun, dall’inizio alla fine dell’esperienza Katrina, non cerca di far altro che normalizzare la situazione in cui si è trovato. Che, di normale, non ha nulla.

Ho trovato qui un PDF della versione italiana, così ora non hai più scuse.

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