Roberto Saviano, nato a Napoli il 22 settembre 1979, è uno scrittore e saggista italiano. Nei suoi scritti, articoli e libri utilizza la letteratura e il reportage per raccontare la realtà economica, di territorio e d’impresa della Camorra e della criminalità organizzata in senso più generale.
Dalle prime minacce di morte del 2006 da parte dei cartelli camorristici del clan dei casalesi, denunciati nel libro Gomorra e in alcune manifestazioni, è sottoposto a un protocollo di protezione che dall’ottobre 2006 ne prevede la scorta.
Sono numerose le sue collaborazioni con testate giornalistiche italiane e internazionali.
Durante la mattinata dell’11 aprile ha incontrato al Pala Costa di Ravenna numerosi studenti provenienti da tutte le scuole, uscendo con il suo nuovo libro “La paranza dei bambini”: si tratta di un invito ad acquisire consapevolezza su tali argomenti, che oggi sono diventati normalità.
La prima domanda è stata a proposito del nuovo libro dell’autore, in particolare se secondo la sua opinione romanzi e racconti sulla vita dei paranzini (i ragazzi e bambini di cui Saviano parla nel suo libro) possono influenzare negativamente i giovani, spingendoli a imitare i personaggi di cui hanno letto, e cosa voglia dire scrivere di queste cose, di temi così importanti e difficili. Saviano ha risposto che scrivere è in generale difficilissimo, poiché lo scrittore si mette a nudo, mostra i suoi pensieri ai lettori che possono non solo elogiare il suo lavoro, ma anche sentirsi “traditi” da ciò che un autore scrive, perché spesso egli dà voce a temi non condivisi dal grande pubblico, a opinioni scomode e ingombranti, che nessuno vorrebbe sentire, e questo non solo nei suoi romanzi o nelle sue pubblicazioni, ma anche sui social, dove un pubblico ancora più ampio è pronto a criticare chi ha il coraggio di cominciare a parlarne. Per il suo nuovo romanzo Saviano ha dichiarato di essersi ispirato ad una storia reale, la cruda realtà napoletana degli ultimi anni, in cui ragazzi sempre più giovani scalano la gerarchia mafiosa bruciando le tappe, tanto che arrivano all’età di 19 anni con figli, soldi, e mandati di arresto da più paesi europei. Ma non si aspettano certo di sopravvivere: sanno che il loro destino, una volta intrapresa questa strada, può realizzarsi in soli due modi, ovvero con la morte o il carcere. Nonostante questo per loro ne vale la pena, per dei giovani che davanti a loro vedono solo due vite possibili, cioè una di stenti e disoccupazione e l’altra di lusso sfrenato seppure rischiosa, è quasi comprensibile perché scelgano la seconda. Questi ragazzi nascono in un territorio con una percentuale dell’80% di disoccupazione, in cui lo Stato non offre possibilità, in cui l’apparenza diventa tutto: abiti di marca, scarpe costose, champagne, che diventa simbolo della paranza stessa per l’impossibilità, una volta stappato, di essere richiuso.
Come difendersi da un mondo così, che ruba dei bambini alla loro infanzia solo in nome del denaro, un mondo che minaccia e uccide? In qualche modo, leggendo. Saviano ha voluto citare Woody Allen, regista e attore (ma non solo) statunitense, con la frase “Io leggo per legittima difesa”, perché sempre in questo mondo crudele in cui il tempo manca, la lettura è una sfida a prendersi del tempo, a crearselo dentro le pagine di un libro.
L’autore ha poi detto che non immaginava “di finire in tutti questi casini” per la scrittura, nonostante leggesse anche di morti per questa, come Reginaldo Arena o Anna Stepanovna Politkovskaja. Come don Giuseppe Diana, ucciso per le sue parole contro la Camorra casalese il 19 marzo 1994, il giorno del suo onomastico. Persone che attraverso le parole hanno denunciato realtà scomode, ingombranti, verità che ne hanno causato la morte. E le parole, per Saviano, sono armi nelle mani di tutti, che seppure possano essere cancellate sul web, dove spesso vengono usate senza pensare, lasciano segni indelebili nei destinatari di esse. E lui, che per le sue parole è stato vittima di minacce da parte dei clan mafiosi, che è sotto scorta da 11 anni, lui ha capito il loro potere, oltre al valore delle piccole cose di cui è stato privato in questa nuova vita.
Dopo la prima domanda è stato lasciato spazio per le domande delle scuole che partecipavano all’incontro, tra cui il Liceo Scientifico, il cui portavoce ha chiesto, poiché Saviano è impegnato con testate sia italiane che estere, quali siano le differenze nella libertà di stampa tra i diversi paesi. L’autore ha fatto presente che in realtà la differenza sta nel diverso mercato: la stampa anglosassone è letta da tutto il mondo, quella francese dalla Francia e dalle vecchie colonie africane, mentre quella italiani è letta solamente da italiani residenti in Italia. Anche a proposito delle mafie, siamo quelli che ne sanno di più poiché la vivono maggiormente, ma siamo anche coloro che ne scrivono di meno, concentrandosi invece su notizie stupide o irrilevanti.
E’ seguita la domanda del Liceo Classico: “Nell’ultimo romanzo il protagonista ammira Machiavelli ed è un giovane abile, intelligente. Com’è possibile che anche ragazzi colti e brillanti continuino ad ambire alla camorra?”. Se fossero stupidi, ha risposto Saviano, non arriverebbero a questo potere, ad elaborare nuovi sistemi di estorsione, a gestire i complicati meccanismi delle piazze di droga. E non sono intelligenti solo i ragazzi, ma anche le loro fidanzate, che coraggiosamente li denunciano per non vederli morti ad una così giovane età.
L’ultima domanda è stata da parte di uno studente dell’Istituto Tecnico Commerciale Ginanni, che ha chiesto chi, secondo l’autore, ha la possibilità di cambiare le cose. Saviano ha risposto facendo notare come questo sia difficile sia per le famiglie sia per i professori, anche perché il mondo di oggi è sempre più difficile. Il mito dei ragazzini oggi è potersi permettere decine di escort, i Rolex, avere dei mitra e altre armi in casa, nella loro testa le sole due strade possibili sono impegnarsi e vivere una vita dignitosa oppure questa vita esagerata e ricchissima, e se è possibile averla sono pronti a diventare criminali. Del resto, vivendo in una dimensione in cui tutti seguono questa strada, si chiedono perché essere gli unici onesti. E’ quindi naturale per Saviano essere tentati da questa possibilità, ma bisogna sempre essere in grado di guardarsi allo specchio e assomigliarsi poiché questo, per lui, è successo, ricchezza e bellezza.
Laura Venturi
Advertisements Condividi: