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Ave Mary. E La Chiesa Inventò La Donna (2011)

by Michela Murgia(Favorite Author)
3.69 of 5 Votes: 3
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Mondolibri
review 1: Il vecchio discorso che la colpa (di tutto, ma in questo caso della situazione della donna nel mondo cattolico) non è del cristianesimo - o della religione tout court - ma della chiesa, che travisa il messaggio divino (secondo un preciso disegno di potere), mi sembra molto trito e poco convincente. I testi sacri sono sufficientemente criptici, incoerenti e contraddittori da potervi trovare di tutto, basta un po’ di ermeneutica. La chiesa lo fa da secoli, adattando l’interpretazione ai tempi, e altrettanto fa la Murgia - che adotta un atteggiamento tipicamente protestante, pur rimanendo in seno alla chiesa romana. Ma alla base, imho, vi è il fatto che tutti i testi sono stati scritti da uomini e non potevano non riflettere la loro mentalità e quella dell’epoca: tro... morevarvi messaggi “femministi” mi sembra forzatura maggiore dell’interpretazione ortodossa. D’altra parte, probabilmente tale considerazione è dovuta anche al fatto che io non credo che gli autori fossero ispirati da alcunché di divino. Le (poche) considerazioni originali svolte nel libro si riferiscono a pochi - e accuratamente scelti – esempi dal valore statistico opinabile e spesso decontestualizzati, dai quali la Murgia giunge a conclusioni universali e spesso iperboliche. Conclusioni che potrebbero anche essere valide, ma che non sono minimanente supportate da analisi e comparazioni, da un vero studio, da un minimo rigore scientifico. Più un libello che un saggio, insomma, non sempre del tutto onesto*. Temo che libri del genere non facciano del tutto bene al pensiero razionale o alla lotta per la parità di diritti (che più efficacemente si situerebbe in un contesto assolutamente e categoricamente laico).*Diverse affermazioni presentate come dogma di verità sono riferite a questioni ampiamente dibattute, in cui le tesi divergono da secoli. Ad esempio, la definizione del matrimonio “come lo conosciamo oggi” quale tarda invenzione ecclesiale - in quanto divenuto sacramento solo nel 1563 - mi sembra particolarmente speciosa e “pro domo sua”: in tale contesto, la Murgia non fa che riprendere le considerazioni che già svolse Giovanni Calvino, senza peraltro riportare le tante voci contrarie e senza indicare che in diversi testi molto più antichi il matrimonio era già considerato un sacramento. Oso anzi inferire che la necessità della definitiva sanzione da parte del concilio di Trento fu conseguenza del dubbio calvinista e più una conferma che una “invenzione” (del resto, i concili ebbero sovente se non sempre tale carattere “anti-eretico”, cui conseguiva la denunzia delle posizioni ereticali e la correlata definizione magistrale di una dottrina). Come “data certa”, inoltre, potrebbe essere indicata anche quella del 1274 (concilio di Lione), dato che lo stesso Calvino riteneva che solo dai tempi di Gregorio X il matrimonio fosse considerato sacramento. Oppure il 1439 (concilio di Firenze). Inoltre, al di là della mera questione se sia sacramento o meno e da quando, il matrimonio cattolico era già stato ampiamente regolato sin dai tempi più antichi della chiesa di Roma (e immancabilmente la patristica si rifaceva ai testi sacri per sancirne santità e indissolubilità, già dai tempi dell’esecrabile vescovo di Ippona) e infine codificato nel 1215 (come ammesso obtorto collo dalla Murgia). Dire quindi che “il matrimonio come lo conosciamo esiste da meno di cinquecento anni” è perlomeno fuorviante (se non inesatto). Divagazioni: In fin dei conti la Murgia parte dal presupposto che in Italia l’influenza del pensiero cattolico sia ben superiore all’adesione sostanziale ai suoi riti e comandamenti, e di conseguenza auspica (o meglio “pretende”, dato che parte dalla considerazione che la dottrina si sia allontanata dai testi sacri e dal messaggio cristiano, e che quindi “debba” fare ammenda) che la chiesa si evolva verso forme più paritarie – secondo lei più rispettose del “vero” messaggio cristiano. Personalmente, condivido in pieno la premessa, ma ritengo che la conseguenza debba piuttosto essere la maggiore laicizzazione della società, diffidando del pensiero religioso in quanto tale, anche – e non solo – per quanto attiene al discorso paritario, imho in buona misura estraneo al messaggio originario.In generale, la ricerca di supposte “epoche d’oro” della cristianità - della “chiesa delle origini”, più fedele al messaggio originario - mi lascia molto scettico. Per quanto riguarda poi la donna, forse duemila anni fa gli uomini erano più paritari di oggi*? La bibbia era più rispettosa della donna di quanto non sia la chiesa del XXI secolo? Per quanto sia possibile trovare tutto e il contrario di tutto nei testi sacri, mi sia consentito dubitarne.*non manca chi lo sostiene, ma in generale riferendosi a epoche ben più risalenti, a società distinte da quella giudaico-cristiana o a miti di dubbia origine.
review 2: Il tema è senza dubbio interessante, e le critiche che Michela Murgia rivolge alla chiesa sono in buona parte condivisibili. Il problema di questo saggio (problema che ritrovo spesso nei lavori della scrittrice) è però la mancanza di una visione approfondita e problematica. Le idee sono infatti esposte in maniera spesso acritica e dogmatica, senza troppe spiegazioni e, spiace dirlo, in maniera affrettata e poco convincente. Vista la complessità dell'argomento, un maggior rigore scientifico avrebbero giovato.Consigliato comunque come punto di partenza per una riflessione più ampia. Personalmente spero che l'autrice si renda conto che il lettore non va 'indottrinato', ma informato. less
Reviews (see all)
vertigo410
Scarso pamphlet farcito di frammentarie nozioni teologiche e cattiva sociologia in salsa femminista.
Kezia
Se nessuno ha mai pensato di imprecare con il nome di Adamo, qualcosa vorr�� pur dire.' [p.21
dimitria
Poche ciance, ragazze/i! S'ha da leggere e mandare a memoria.
Dennis
Ottimo, consiglio a tutti, soprattutto ai cattolici
Lauren
Illuminante!
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