Brisbane, cemento, 31 dicembre-6 gennaio, tier IV, 150.000 dollari.
È la testa di serie numero 1.
1T bye.
2T batte Marketa Kochta 6-3, 6-3.
3T Battuta da Larisa Neiland 6-2, 6-4. Inizio a segnare anche il bilancio dei confronti diretti, almeno con le giocatrici che in carriera sono arrivate fra le prime 30 al mondo. Per comodità di scrittura il primo numero si riferisce sempre alle vittorie di Jana, il secondo a quelle delle sue avversarie. Confronti diretti 0-1.
I miei ritagli di giornale iniziano a diventare più numerosi, anche se su determinati tornei sono sempre molto sintetici. Su Matchball si parla “dell’uscita di scena della testa di serie numero uno del torneo, la cecoslovacca Jana Novotna, eliminate negli ottava della sovietica Larisa Savchenko con il punteggio di 6-2, 6-4.”
Gioca il doppio insieme a Gigi Fernandez. Sono la testa di serie numero 1.
1T bye.
2T battono Manuela Maleeva/Natalia Medvedeva 6-3, 6-3.
Q battono Jill Hetherington/Kathy Rinaldi 3-6, 6-2, 6-1.
S battono Gretchen Magers(/Robin White (tds 3) 6-2, 6-3.
F battono Patty Fendick/Helena Sukova (tds 2) 6-3, 6-1.
“Nella gara del doppio è sfuggita una prestigiosa doppietta alla Sukova, che in coppia con Patty Fendick si è vista negare la vittoria per 6-3, 6-1 dalla connazionale ed ex compagna di specialità Jana Novotna, in gara a fianco della statunitense Gigi Fernandez.”
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Sydney, cemento, 7-13 gennaio, tier III, 225.000 dollari.
È la testa di serie numero 6.
1T bye.
2T batte Petra Langrova 1-6, 6-4, 6-2.
3T batte Judith Wiesner (tds 9) per ritiro sul punteggio di 3-6, 0-1. Confronti diretti 2-3.
Q batte Mary Joe Fernandez (tds 1) 7-5, 6-2. Confronti diretti 1-1.
S batte Barbara Paulus (tds 7) 7-5, 7-6. Confronti diretti 1-2. Confronti diretti 4-1.
F batte Arantxa Sanchez (tds 2) 6-4, 6-2. Confronti diretti 4-1.
Gioca il doppio con Gigi Fernandez. Sono la testa di serie numero 1.
1T bye.
2T battono Alexia Dechaume/Nathalie Herreman 6-4, 6-0.
Q battono Eva Pfaff/Rennae Stubbs 6-3, 7-6.
S battono Patty Fendick/Mary Joe Fernandez (tds 3) 6-3, 6-3.
F battute da Arantxa Sanchez/Helena Sukova (tds 2) 6-1, 6-4.
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Australian Open, cemento, 14-27 gennaio, 2.000.000 dollari.
È la testa di serie numero 10.
1T batte Anne Minter 7-6 (9-7), 6-2. Confronti diretti 1-1.
2T batte Karine Quentrec 6-2, 6-2.
3T batte Shaun Stafford 6-7 (2-7), 6-1, 8-6.
4T batte Zina Garrison (tds 8) 7-6 (7-1), 6-4. Confronti diretti 2-1.
Spezzo in più parti l’articolo che Rino Tommasi ha dedicato al torneo su Matchball. “Alcuni colleghi, soprattutto inglesi, si arrabbiano quando dico che I tornei femminili cominciano praticamente dai quarti di finale. È esattamente quello che è successo in Australia, dove per i quarti si sono qualificate le prime sei teste di serie (cinque senza perdere un set), più la Novotna (numero 10, vincitrice della Garrison, numero 8) e la giovanissima (16 anni) tedesca Anke Huber, che si era fatta strada battendo Manuela Maleeva, Pam Shriver e Natalia Zvereva. Tra le protagoniste dei quarti i rischi maggiori li aveva corsi la Novotna che contro la Stafford, al terzo turno, perdeva per 5 a 3, 0-30 al terzo set.”
A volte anche lei ribaltava in suo favore match difficili, ma è fuor di dubbio che lei fosse più forte della Stafford. Tutto sommato è normale che abbia vinto Jana, anche se ha faticato più del previsto.
Q batte Steffi Graf (tds 1) 5-7, 6-4, 8-6 in 2h 22’. Confronti diretti 1-9.
Gli highlights dell’incontro:
Un breve servizio della televisione francese:
“Comunque a partire dai quarti ci siamo divertiti. Se non altro perché, accanto a tre facili vittorie (la Seles sulla Huber, la Fernandez sulla Maleeva, la Sanchez sulla Sabatini), proprio nei quarti si è verificata la sorpresa più clamorosa, la sconfitta di Steffi Graf di fronte alla Novotna. Il bilancio dei precedenti era di 9 vittorie a zero, un solo set per la cecoslovacca.
La Graf sembrava essersi messa al sicuro quando nel primo set ha recuperate un 1-4 «pesante» vincendo il set per 7-5. Ancora più certa era apparsa la vittoria della Graf quando la Novotna aveva sciupato, nel secondo set, un vantaggio di 4 a 0 facendosi raggiungere sul 4 pari. Invece Steffi perdeva il secondo set, consentendo alla Novotna di recuperare da 15-40 sul 5 a 4, mancava una palla break nel secondo gioco del terzo set e non riusciva più a staccare l’avversaria fino al 5 pari. Qui la Graf perdeva il servizio, lo recuperava immediatamente, lo perdeva ancora fino a quando, sul 7 a 6, la Novotna non si liberava delle sue paure, giocava un gran game d’attacco e chiudeva l’incontro dopo 2 ore e 22’.”
Il match:
L’articolo del New York Times (http://www.nytimes.com/1991/01/22/sports/novotna-ends-graf-s-reign-at-australian-open.html):
“Novotna Ends Graf’s Reign at Australian Open
MELBOURNE, Australia, Tuesday, Jan. 22— The Steffi Graf era at the Australian Open is over.
Jana Novotna, a Czech who revamped her game to become a force in women’s tennis, toppled Graf, 5-7, 6-4, 8-6, today to end the German’s three-year, 25-match reign at this Grand Slam event.
Novotna, seeded 10th, joined third-seeded Mary Joe Fernandez, a 6-3, 6-2 winner over Katerina Maleeva, in the semifinals.
In a brilliant match that featured a relentless net attack by Novotna and a desperate fight to survive by Graf, seeded No. 1 here, the Czech put the victory away at love in the final game after double-faulting at break point on her previous service.
Graf, red-cheeked and languid, spotted Novotna leads of 4-1 in the first set and 4-0 in the second before struggling back. 180th Week at No. 1
Graf, the three-time defending women’s champion, had not lost in the quarterfinals of a Grand Slam event since the 1986 French Open. She had not lost in the Australian since the third round in 1984 — she skipped the next two tournaments and the Australian wasn’t played in 1986 — and had never lost in this stadium’s center court.
Graf, starting her 180th week at No. 1 in the ranking, had beaten Novotna in all nine of their previous matches, including five in Grand Slam tournaments. All were straight-sets victories, except for a 1989 meeting on carpet in Brighton, England.
Graf took off for the beach after racing through her previous match, and had dropped only 11 games in her first four matches. She had spoken of her desire to reassert herself here after failing to win the French Open, Wimbledon and the United States Open in a year of personal problems and injuries in 1990.
But against the aggressive net attack of Novotna, who beat eighth-seeded Zina Garrison in the fourth round, Graf looked a step slower and mistake-prone, slapping easy groundstrokes into the net while falling behind. Squandered Chance
Novotna fought off two break points in the second set before taking it on her first opportunity when Graf poked a forehand crosscourt volley wide.
Graf avoided digging herself in a hole in the third set as both players held service to 5-5. But Novotna took her to ad-out with a crosscourt backhand passing shot cross in the 11th game, and put it away with a backhand approach that Graf smacked wide.
Novotna squandered her first chance at victory when she double-faulted at break point in the next game, but broke back on her fifth break point against Graf in the 13th game.
This time, Novotna didn’t yield at all, and Graf had nothing left. Novotna won at love when Graf weakly hit a backhand return into the net.”
Quelli che ho riportato sono articoli giornalistici, cose che ho letto dopo il match, un resoconto di quanto era avvenuto sul campo e avevamo potuto vedere. Ma un resoconto non dà conto della bellezza del match, o delle emozioni. Steffi Graf era la numero uno al mondo. Vero, veniva da un 1990 un po’ deludente, un solo torneo del Grande Slam vinto, quando nel 1989 ne aveva vinti tre e addirittura nel 1988 aveva completato il Grande Slam, ma una stagione deludente per la Graf sarebbe stata una stagione straordinaria per qualsiasi altra giocatrice. Era dallo US Open del 1986 – quindi erano 16 tornei di fila visto che nel 1987 non era andata in Australia – che raggiungeva sempre almeno la semifinale nelle prove del Grande Slam. Nove vittorie – comprese le ultime tre edizioni dell’Australian Open nel 1988, 1989 e 1990 – cinque finali e due semifinali il bilancio che non poteva non impressionare qualsiasi avversaria. Jana contro Steffi aveva perso nove volte su nove, portando a casa un solo set e raggiungendo una volta il tiebreak, ma la maggior parte di queste sconfitte erano state decisamente nette (un 6-0, 6-1 nel 1987, un 6-1, 6-2 e un 6-3, 6-1 nel 1989). A peggiorare le cose c’era il fatto che le tre sconfitte del 1989 (e le due del 1987) erano arrivate in prove del Grande Slam. Io non sono Jana, non posso davvero sapere cos’ha provato, ma dev’essere stato esasperante vedersi sempre chiudere il percorso dall’avversaria più forte. Ok, a Parigi era arrivata in semifinale, ma negli altri due tornei era stata fermata nei quarti di finale, e a New York in particolare le altre zone del tabellone sembravano un filo più sguarnite (basta non dirlo a voce troppo alta, visto quel che Jana ha combinato fra il 1990 e il 1991 con la Sabatini). Magari, se fosse stata nell’altra metà di tabellone, sarebbe potuta andare più avanti… Lo so, i fatti non sono costruiti dai se ma da quel che è avvenuto davvero, però il tarlo del dubbio nella mente può rimanere e a volte è importante. Può esserlo stato per una giocatrice che ha buttato via incontri che avrebbe dovuto vincere e che, se fosse stata più solida mentalmente, avrebbe vinto molto di più. Intendo raccogliere l’elenco dei match persi in malo modo, anche se non so quando riuscirò a farlo. Qui comunque nonostante si sia fatta recuperare due volte da Steffi – è stata avanti 4-1 con due break in entrambi i primi due set e in entrambi i casi si è fatta recuperare – ha lottato palla su palla, senza mai mollare. C’erano stati anche degli incontri in doppio, e se le due specialità sono molto diverse il doppio può senz’altro aver contribuito a dar fiducia a Jana. A questo punto aveva già vinto quattro prove del Grande Slam nella specialità (più quattro in doppio misto, e l’esperienza nel giocare le finali è sempre importante), era stata numero uno al mondo. Il bilancio, era favorevole a Steffi, ma stavolta di poco. Una vittoria per parte nel 1987 fra le coppie Novotna/Suire e Graf/Sabatini, due vittorie nel 1989 (tanto per cambiare in prove del Grande Slam) per Graf/Sabatini su Novotna/Sukova, ma vittoria per Novotna/Sukova quello stesso anno su Graf/Kohnde-Kilsh in Fed Cup, in un incontro vinto dalla Cecoslovacchia sulla Germania per 2-1. Jana deve aver visto che la Gref era battibile, anche se era un risultato tutt’altro che facile da ottenere. La classifica stava migliorando, a Sydney aveva appena vinto il suo quarto torneo come singolarista, il più importante (un tier III, gli altri erano stati Adelaide 1988, Strasburgo 1989 e Albuquerque 1990, due tier V e un tier VI), e quel giorno nonostante le difficoltà, il probabile senso di reverenza e inferiorità nei confronti della sua avversaria, le palle mancate, i vantaggi sciupati (anche per merito di Steffi, che non ha certo fatto regali) Jana è riuscita a rimanere attaccata al match e a portarlo a casa. Uno dei match più importanti della sua carriera, perché ha fatto capire a tutti che c’era anche lei, che poteva battere chiunque e portarsi a casa anche tornei prestigiosi.
Le statistiche dell’incontro parlano di 16 (Graf 12) palle break conquistate da Jana, 7 (6) delle quali convertite in break. Percentuale di prime palle 76% (66%), punti fatti sulla prima palla 61% (64%), 0 (6) ace e 2 (2) doppi falli. Uno di questi doppi falli è arrivato sulla palla break che ha consentito alla Graf di recuperare il break di svantaggio verso la fine del terzo set, cosa non sorprendente. Riguardando la partita a distanza di tanti anni dalla prima visione sapevo che Jana avrebbe subito il break perché conoscevo il punteggio, e sapevo anche che Jana avrebbe vinto, ma quando le ho visto sbagliare la prima di servizio ho ripreso istintivamente la mia vecchia abitudine di ripetere “Jana non lo fare, Jana non lo fare”, riferendomi al doppio fallo. Con Stefan Edberg non ripetevo una frase di questo tipo, al massimo con lui ero preoccupata per i falli di piede (solo da un certo momento in poi) e per la schiena, non certo per la tenuta psicologica. Quanti doppi falli ho visto fare alla Novotna su palla break? Due ci sono anche in un match che ho già linkato qui sul blog, l’ottavo di finale del Roland Garros 1990 contro Gabriela Sabatini. Quel match a Parigi lo aveva vinto, in seguito ne aveva persi due pur avendo match point, e non sarebbero stati gli ultimi.
S batte Arantxa Sanchez (tds 6) 6-2, 6-4. Confronti diretti 5-1.
“La Sanchez non aveva comunque scampo contro la Novotna che rinnovava, su una superficie a lei più favorevole, una superiorità espresso anche dal bilancio dei confronti diretti (5 a 1 per la cecoslovacca).”
Pagella di Ubaldo Scanagatta per la Sanchez, cui ha dato otto: “Sono un po’ monotono con questi voti, ma anche Aranchita ha fatto quel che poteva. Solo che serve davvero male. In nove turni di Battuta con la Novotna ha perso sei servizi, ha concesso palle-break in altri due giochi, ha vinto senza far arrivare a quaranta Jana in un solo gioco, ma lo stava perdendo 0-30.”
F Battuta da Monica Seles (tds 1) 5-7, 6-3, 6-1 in 1h 56’. Confronti diretti 1-1.
“Prima della finale ho scommesso 10 dollari sulla Seles con Ubaldo Scanagatta, che sosteneva la Novotna. Quando la Novotna ha vinto il primo set per 7-5 ho chiesto a Ubaldo se voleva raddoppiare e lui ha accettato. Sul 3 a 0 per la Seles nel secondo set gli ho chiesto se voleva quintuplicare, ma ha rifiutato, ed ha saggiamente rifiutato anche quando gli ho rinnovato la proposta sul 3 pari.
Con tutto questo voglio dire che la solidità nervosa della Seles è sempre apparsa elemento decisivo. Malgrado I grandi progressi ed I grandi risultati (aveva vinto anche a Sydney) la Novotna non ha ancora guarito quella fragilità nervosa che sembra essere caratteristica costante delle giocatrici della sua tipologia. Anche la grande Martina è stata fragile, altrimenti avrebbe vinto molto, ma molto di più. Tornando alla finale, raggiunta sul 3 pari del secondo set, la Seles ha vinto nove degli ultimi dieci game, perdendo soltanto il primo del terzo set.
La Novotna ha perso via via regolarità ed iniziativa, mentre i colpi anticipati e bimani della Seles hanno cominciato a spazzare il campo. In un’ora e 56’ la Seles ha conquistato il suo secondo successo in un torneo dello Slam e si è portata vicinissima a Steffi Graf.”
Pagella di Ubaldo Scanagatta per la Novotna, cui ha dato otto: “Mi ricorda Martina, perché tennista complete, oltre che un po’ mascolina. Sa fare tutto, e nelle giornate buone è certamente difficile batterla. Come Martina non ha però un cuor di leone, altrimenti – ancora come Martina – avrebbe vinto molto di più. È stata bravissima contro la Graf, e contro la Sanchez, ma in finale è stata Fallosissima. Probabilmente maturerà con un po’ di ritardo rispetto alle tante enfant-prodige, ma arriverà fra le prime cinque.”
Otto anche per la Seles: “Sarà, ma non mi ha convinto. Ha avuto tanta fortuna con Mary Joe Fernandez, che ha avuto paura sul match-ball, e in finale ha incontrato una Novotna che non assomigliava a quella che aveva battuto la Graf.”
Questo è il Chicago Tribune (http://articles.chicagotribune.com/1991-01-26/sports/9101080396_1_10th-seeded-novotna-seles-rallies-australian-title):
“Seles Rallies, Tops Novotna For Australian Title
January 26, 1991|By Richard Finn, Special for the Tribune.
MELBOURNE, AUSTRALIA — Monica Seles won her first Australian Open crown and her second Grand Slam title of the last eight months by edging Jana Novotna 5-7, 6-3, 6-1 Saturday (Friday night CST).
The precocious 17-year-old Florida-based Yugoslavian also won mention in the tournament record book as the youngest women`s champion, shaving five months off the mark set 31 years ago by Hall of Fame great Margaret Court of Australia.
Last year, the two-fisted barrel of dynamite established herself as the future heiress to the throne of No. 1 Steffi Graf by winning the French Open, the Virginia Slims Championships and seven other tour titles to claim the world`s No. 2 ranking.
This $250,000 triumph, coupled with Graf`s stunning upset loss to Novotna in the quarterfinals, elevates Seles into close striking range to topple the struggling Graf from her four-year reign.
Further developments in what should be a season-long duel could take place next week when Graf and Seles top the field in Tokyo.
Marking the Australian Day (this country`s Fourth of July) festivities, the second-seeded Seles bombarded the Czech with her own firepower display after a slow first-set liftoff.
Seles took the lead for good at 2-1 in the last set by storming back from a 0-30 hole to break serve. At 30-30, Seles, stretched out far to her backhand side, flicked a smashing crosscourt service return that Novotna could not handle. On the next point, Novotna lamely sent an overhead shot wide.
Seles was off and running from there to the victory ceremony to climax her Australian Open debut. Over the final four games, Seles dominated the outgunned challenger.
Seles had knotted the match at a set apiece by winning three consecutive games to start the second set and the last three of the set. In between, Novotna had drawn even with her own three-game run.
The decisive service break in the second set came in the eighth game. Novotna sailed a forehand wide to fall behind 3-5.
The 10th-seeded Novotna, who was bidding to become the tournament`s lowest-seeded champion since 1978, opened with a crafty mixture of baseline play mixed with drop shots and strong serving to vault to a 3-1 lead over an out-of-sync Seles.
Seles drew even at 3-3 and later, at 5-4 against Novotna`s serve, was two points away from the set. But Seles was not in gear yet and she dropped the game and then fell behind 5-6 with a handful of errors. Novotna served out the 52-minute set, wrapping it up with a stinging backhand volley winner.”
Giustamente il New York Times inizia il suo articolo parlando della vincitrice. Io però taglio quella parte e mi concentro su Jana (http://www.nytimes.com/1991/01/27/sports/tennis-seles-rallies-past-novotna-to-win-australian-open.html):
“TENNIS; Seles Rallies Past Novotna To Win Australian Open
By SANDRA HARWITT, Special to The New York Times
Published: January 27, 1991
Novotna Is Improving
The 22-year-old Novotna of Czechoslovakia has made great strides under the tutelage of the former touring pro, Hana Mandlikova. The coach, who played an aggressive serve-and-volley game, has taken a more conservative approach with Novotna.
Yet, Novotna’s only possibility to beat Seles was to take chances. The plan worked in the first set, as she made only six unforced errors in the seven games she won.
“Right now, I have beaten Steffi and played a very close match with Monica,” Novotna said. “I don’t feel so far from them .” Strong Finish
Seles won nine of the last 10 games and had only one unforced error in the final set. Novotna won only 19 points, all in the last set.”
Highlights dal match:
Una parte del match con commento in francese. Sono gli ultimi due game del primo set, il primo del secondo set e poi la parte che va dal 3-3 del secondo set alla fine:
Non potevamo sapere, all’inizio del 1991, quanto sarebbe diventata forte Monica Seles, quanto avrebbe dominato il tennis per i due anni successivi, fino a quando una coltellata alla schiena non l’avrebbe messa fuori gioco. Che Monica sarebbe diventata forte lo sapevamo già dal Roland Garros, 1991, quando aveva spaventato la Graf in semifinale. Nel 1990 il torneo lo aveva vinto, ma ancora in questo momento era una giocatrice emergente con un solo successo importante alle spalle. In semifinale aveva vinto, correndo rischi enormi, contro Mary Joe Fernandez. Aveva avuto un match point Mary Joe, se lo avesse sfruttato in finale ci sarebbero state due esordienti a quel livello e forse le cose sarebbero andate in modo diverso. A volte basta davvero poco per cambiare una partita, magari anche una carriera. La finale Jana l’ha iniziata bene, ha faticato ma ha conquistato il primo set. Poi si è sciolta. Non ho visto tutto l’incontro, non lo avevo visto all’epoca e ora è visibile solo in parte, ma Tommasi e Scanagatta sono concordi nel dire che I colpi di Jana sono diventati via via meno efficaci. Non è stata solo Monica. Certo, Monica aggrediva ogni palla, giocava potente e angolato, e farle un punto era un’impresa, ma negli ultimi game si vedono troppe palle buttate via da Jana senza motivo. Colpi che non avevano la possibilità di fare il punto, che non erano stati arrischiati per uno scopo preciso, ma che semplicemente non hanno trovato il campo. Magari Monica avrebbe vinto comunque, non era tipo da aver bisogno di regali per vincere, ma il rammarico per quel calo nel gioco c’è. C’è soprattutto pensando a quello che sarebbe accaduto dopo. A fine match, sotto l’asciugamano, Jana piange. Ricordiamo tutti le lacrime sulla spalla della duchessa di Kent, dubito che ci siano molte persone che hanno pianto così in pubblico sulla spalla di una duchessa, ma le lacrime ci sono anche qui, per un sogno che si è infranto. Se avesse vinto questo match – forse se solo Mary Joe avesse sfruttato quel matchpoint – forse avrebbe acquistato maggiore fiducia in sé stessa, avrebbe sconfitto i suoi demoni e avrebbe collezionato un discreto numero di trofei della Slam, invece di accontentarsi di uno solo. Bellissimo, ma troppo poco per il suo talento.
Il torneo non lo ha vinto, ma qualcosa è comunque cambiato. Prima, nella percezione di tutti, era una giocatrice pericolosa e basta, come lo sono state tante altre ragazze capaci di arrivare fra le prime dieci ma non di vincere un torneo importante. Qui si è capito che Jana poteva vincere un torneo dello Slam, che il talento c’era, doveva solo trovare la forza mentale per farlo.
Gioca il doppio insieme a Gigi Fernandez. Sono la testa di serie numero 1.
1T battono Petra Langrova/Jana Pospisilova 6-3, 6-2.
2T battono Zina Garrison/Pam Shriver 6-3, 3-6, 6-1.
3T battono Jo-Anne Faull/Michelle Jaggard (tds 14) 6-4, 6-2.
Q battono Sabine Appelmans/Raffaella Reggi 6-3, 6-7 (4-7), 6-3.
S battono Jill Hetherington/Kathy Rinaldi 6-0, 3-6, 8-6.
F battute da Patty Fendick/Mary Joe Fernandez (tds 4) 7-6 (7-4), 6-1.
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