THE OPIUM WAR (YAPIAN ZHANZHENG) -UN AVVINCENTE FILM DI XIE JIN SULLA STORIA CINESE

 

Il film si può vedere utilizzando il seguente link (togliendo lo spazio prima della lettera finale K):

https://www.youtube.com/watch?v=YWzeZ5sNxm k

 

Il film racconta la storia della Prima Guerra dell’Oppio, combattuta dal 1839 al 1842 tra il Celeste Impero governato dalla dinastia Qing e il Regno Unito. Il conflitto si concluse nel 1842 con il trattato di Nanchino, con cui la Cina cedeva la penisola di Hong Kong agli inglesi e apriva cinque porti al commercio (Shanghai, Canton, ecc.).

All’inizio del film, un messaggio urgente del Ministro della Guerra, deve essere inviato a Bao Xing, generale di Shengjing. Un messaggio urgente del Ministero del Servizio Civile deve essere inviato a Qisha, viceré della provincia di Zhui. Un altro messaggio deve essere inoltrato a Lin Zexu, viceré di Hu Guang. Il dilagante uso dell’oppio è diventata una seria minaccia per il Celeste Impero. Se non si interviene rapidamente, nel giro di 10 anni, il Tesoro della dinastia Qing sarà prosciugato e la Cina sarà senza difesa, alla mercé dei conquistatori stranieri (anche senza l’uso della forza!).

Lin Zexu, viceré di Hu Guang, viene convocato nella capitale. Il suo arrivo viene annunciato ad un uomo immerso nell’estasi dell’oppio. E’ Lu Zifang ed è stato il suo insegnante.Il nuovo arrivato dice che porta una medicina cresciuta per un migliaio di anni al fondo del Dongling Lake: essa ha il potere di liberare dalla dipendenza dall’oppio. L’uomo dice di vergognarsi di se stesso: per 60 anni ha padroneggiato le tempeste come funzionario, ma non sa resistere alla tentazione dell’oppio. Poi l’uomo chiede se Lin sa perché è stato convocato dall’imperatore. Lin non sa niente, ma teme che si tratti di un severo bando dell’oppio. L’oppio è la cosa più abominevole che abbia conosciuto la Cina: conduce gli uomini fuori strada e li porta alla rovina. Anche lui è diventato drogato, per non parlare di ministri e principi nella capitale. A suo avviso, fumare oppio è dannoso, ma imporre un severo bando sull’oppio è ancora più pericoloso. E’ molto difficile, perché i funzionari delle Dogane prendono mazzette e gli alti funzionari del governo centrale sono corrotti. Inoltre Sua Maestà è indeciso. E’ difficile predire il risultato. Bisogna riflettere due volte, prima di intraprendere un a missione.

Lin dice che seguirà il consiglio. Dice anche di avere scritto un poema e chiede un commento. “Non è buona cosa essere coraggioso e determinato, come se Voi foste giovane. Potrebbe non essere un buon segno.”

L’imperatore  Daoguang dice a Lin Zexu che è un importante funzionario del suo governo. E’ in grado di proporre qualche soluzione riguardo al consumo di oppio che si sta diffondendo rapidamente. Lin risponde che, se Sua Maestà emetterà un ordine e il governo decreterà proibizioni e la Dogana le applicherà rigorosamente, l’oppio sarà spazzato via! Alla domanda se questo sia facile, Lin risponde che il potere dell’imperatore può distruggere ogni mostro. L’imperatore risponde che, visto che ha tanta fiducia nel successo, spera che intraprenderà personalmente l’impresa e andrà a Guangdong a sradicare il male rappresentato dall’oppio. Lin dice che è disposto a sacrificarsi per il Celeste Impero, ma di recente ha sofferto di varie malattie e teme di fallire in questo importante compito  e questo sarebbe imperdonabile. L’imperatore dice di avere alcune nozioni di medicina e quindi vuole controllare personalmente il polso.

L’imperatore Daoguang trova il polso irregolare, ma pensa che ci siano tre cause. In primo luogo Lin teme che l’imperatore non gli delegherà sufficiente potere per eseguire il compito. In secondo luogo, ha timore che i funzionari gli creeranno ostacoli che lo costringeranno a restare a mezza strada. In terzo luogo ha paura di imprevisti cambi di politica dell’imperatore. Lin dice che l’Imperatore ha molto intuito e conosce esattamente i suoi timori. Dice di non avere timori per la sua carriera, ma di essere preoccupato per le sorti del Celeste Impero. Sono passati 109 anni, da quando l’imperatore Yongzheng, nel settimo anno del suo regno,  emise un ordine per bandire l’oppio e ancora il consumo di oppio corre selvaggiamente. Se questa volta ci fermiamo a mezza strada nessuno, più avrà il coraggio di emettere un decreto di bando dell’oppio. L’imperatore ribatte che Lin continua a non avere fiducia in lui. L’imperatore dice che c’è anche un altro rimedio e gli fa vedere il suo insegnante, con cui aveva parlato al suo arrivo e gli chiede se desidera chiedere pietà per lui.

Lin si butta in ginocchio e dice che è vecchio e che ha sempre servito fedelmente. L’imperatore dice che Lu Zifang è stato anche il suo insegnante. Quando aveva cinque anni, gli ha insegnato a dipingere.  Quando ne aveva sei, gli ha insegnato i Quattro Libri ed i Cinque classici. Adesso, anche i principi ed i ministri hanno preso l’abitudine di fumare oppio. Il sacro luogo del Celeste Impero diventerà un covo di drogati! La medicina millenaria potrà solo curare un drogato, ma l’Imperatore vuole curare l’intera Cina. L’imperatore ordina che Li Zifang sia messo sotto processo per i suoi crimini per mostrare la sua determinazione nel combattere l’oppio e per costringere Lin Zexu ad agire. Questi giura di non tornare, se non dopo avere estirpato tutto l’oppio.

Arriva alle coste cinesi una  nave inglese. E’ la nave Tuna, comandata dal capitano White.  La nave appartiene a Danton, un trafficante di oppio. Un giovane cinese, Shanzhi, viene benedetto da un missionario e riceve una Bibbia. La figlia di Danton, Mary,  ha voglia di scherzare e gli strappa il berretto. Il padre le ordina di restituirlo, se no lui rischia di essere decapitato. Anche andare all’estero senza autorizzazione comporta la stessa pena.

Il comandante Han viene a  ispezionare la nave. Gli viene mostrata una cassetta contenente denaro e gli viene detto che sarà consegnata a casa sua nella notte. Il funzionario informa il capitano White che il commissario imperiale Lin Zexu andrà presto a Guangzhou. Gli consiglia di osservare tutti i regolamenti e di essere molto attento. A questo punto si avvicinano due giunche cinesi e trasferiscono  l’oppio dalla nave alle imbarcazioni cinesi.

 A questo punto assistiamo a un commovente incontro tra Shanzhi, che si diceva fosse annegato e il padre He.  In questo tempo, la compagnia Yihe ha prosperato e certo non lascerebbe annegare Shanzi. Questi racconta di essere stato salvato dalla nave del mercante inglese Danton, la  Tuna, e di avere dovuto lavorare come marinaio per pagarsi il viaggio di ritorno. Il padre dice che ha aiutato Danton a crearsi una fortuna e si dice indignato dell’umile lavoro imposto a suo figlio.

“Se uno è pieno di tolleranza, sarà generoso. Se uno è libero dall’avidità, sarà senza timori”. Sono le prove di calligrafia del viceré Deng bendato. I presenti dicono che ha una grande visione e una mano magica.  Dicono anche che sono le frasi preferite di Lin Zexu. A giudizio di Deng, praticare la calligrafia è come gestire gli affari di stato: ogni minimo sbandamento deve essere evitato.  Intanto arriva a tutta velocità un messaggero a cavallo proveniente da 400 miglia di distanza. E’ un messaggio urgente di Lin Zexu. Viaggiando giorno e notte, ha appena passato Nanchang. Nonostante sia tanto lontano, i suoi ordini sono arrivati fino lì. I suoi uomini sono a Guangzhou.Il Viceré Deng e i suoi collaboratori temono di essere nella lista di Lin Zexu, che sta mettendo molto impegno nella sua missione.

Intanto si ritrovano a pranzo in un locale elegante Danton, Shanzhi e il padre, che ha organizzato il festeggiamento,  il capitano White e la figlia Mary. Il padre di Shanzhi dice che Lin Zexu vuole proibire il commercio dell’oppio e che negli otto giorni passati a Pechino è stato a colloquio tutti i giorni con l’imperatore. Danton si ripromette di mandargli otto volte tanto argento. Un vecchio cieco suona uno strumento tradizionale e una bellissima ragazza, Rong’er,  canta una canzone con voce di gola. Danton guarda con evidente desiderio Rong’er. Poi Shanzhi mostra alla ragazza del denaro e si ritrovano insieme. Lui le diche che, quando suo padre morirà, la sposerà. Lei dice che mente.

Dopo il pranzo, i commensali vanno a passeggio per le strade di Pechino. Denton, con un copricapo cinese, entra in un bordello, dove lavora Rong’er. Paga una somma alta e vuole passare la notte con lei. Quando Rong’er scopre che il cliente è inglese, si rifiuta e dice che non va con gli stranieri.  Intanto però gli uomini di Lin Zexu entrano nei locali e sequestrano l’oppio.  Accorre Shanzhi, insieme a Mary, per  mettere in salvo Rong’er e la scopre con Danton. Le dà un violento ceffone urla che è una sgualdrina e se ne va furibondo. Evidentemente per lui era normale che la ragazza si prostituisse con i cinesi. Infatti, subito dopo, la vediamo con le sue compagne  mentre coccola un ricco cinese. Purtroppo ha bisogno di denaro per pagare l’oppio, dato che è drogata. Mary è indignata con suo padre che frequenta i bordelli cinesi.

Intanto, i soldati perquisiscono tutti i locali, sequestrano l’oppio e lo bruciano. Han è il comandante. Anche Shanzhi viene arrestato. Poi assistiamo all’arrivo di una nave che dovrebbe trasportare Lin Zexu, che viene accolta da tutti dignitari locali.  Ma Lin è già sbarcato: ha solo mandato avanti il suo sigillo, che viene caricato nella portantina che era stata predisposta per Lin.  Qualcuno dice che ha appena superato Nanchang. E’ meglio che Han arresti tutti quelli che compaiono nella lista di Lin. Tutti devono essere giustiziati. Allo spettacolo assiste anche Denton. Qualcuno cita un proverbio cinese che dice che bisogna uccidere i polli e spaventare le scimmie. Gli impiccati sono i polli e gli inglesi sono le scimmie.

Danton è furibondo, perché questo scempio avviene proprio sotto la bandiera britannica, ma si trattiene. Mary gli urla di fare qualcosa e davanti alla sua inerzia corre verso il patibolo e grida che Shanzhi è amico suo. Questi ha argomenti più convincenti: Mary ha visto Han sulla nave Tuna e può andare a denunciarlo a Lin Zexu. Danton si lancia in mezzo ai soldati e riporta indietro sua figlia.

Rong’er dice al “fratello Xiong” di lasciare fare a lei  e prende la caraffa del té.  Versa il tè al comandante Han e gli dice che il ragazzo è figlio del proprietario della compagnia Yihe, non è un trafficante di oppio.

A questo punto un servo informa il comandante Han che il viceré Deng, il governatore Yi e il generale Guan stanno venendo a incontrarlo. Han commenta: “Come mi hanno trovato in fretta!” e dice al servo di fermare la esecuzione. Si reca quindi ad incontrare gli ospiti in arrivo, che si scusano per non essere venuti a incontrarlo prima. Agli ospiti viene offerto un tè. Rong’er vorrebbe servire lei il tè, ma viene fermata. Viene detto che il condannato si chiama He Shanzhi. Egli viene trattenuto in prigione ed il giorno seguente viene portato nell’ufficio del comandante Han.

Questi lo accusa di avere collaborato con gli inglesi per importare oppio, commettendo così un crimine odioso contro il Celeste Impero. Il giovane dice di essere accusato ingiustamente e che è salito sulla nave per commerciare tè, porcellana e altre merci. Dice di essere tornato dall’estero da un giorno e di non sapere cosa fa suo padre e la compagnia Yihe.  Visto che conosce l’inglese, Han gli fa leggere una pagina. In essa si parla di Lin Zexu, che è nato da una povera famiglia e, all’età di 20 anni, si è classificato primo negli esami nella sua provincia Fujian. A 27 anni è arrivato primo negli esami di palazzo.  Dalla sua entrata in carica, ha ottenuto ottimi risultati nella riforma della tassazione,  nel trasporto marittimo, nel controllo delle derrate alimentari. Han chiede se gli inglesi raccolgono sempre le informazioni con tanta rapidità. Shanzhi risponde di sì, perché chi ottiene le informazioni per primo guadagna più denaro. Anche i cinesi hanno un proverbio analogo.

Han pensa che i cinesi devono apprendere l’essenza del sapere occidentale per migliorarsi. Gli chiede di tornare fra tre giorni e gli promette di dargli una opportunità per costruirsi una nuova vita. Lo farà suo interprete per indagare sugli affari degli stranieri. In tre giorni deve informarsi su come gli inglesi gestiscono il problema dell’oppio nella loro madrepatria. Gli dice che però è disposto a perdonare lui, ma non suo padre!

“Da dove arriva la enorme quantità di oppio?” Vengono interrogati tutti coloro che si sono resi garanti per tutte le navi straniere, che si dichiarano libere da oppio ed hanno superato i controlli doganali. “Ma ora c’è oppio dappertutto, spezzando milioni di famiglie ed uccidendo milioni di persone!” “Inoltre il grande Qing viene derubato di milioni di tonnellate di argento!”. Tutti si sono presentati vestiti con abiti rattoppati, anche se uno di loro, He Jingrong,  è conosciuto come uno degli uomini più ricchi del paese. Questi si dichiara disposto a cedere tutti i suoi beni al governo. Ma non basta: dovrà anche espiare con la sua vita! Gli viene chiesto quali funzionari sono suoi complici. Nega di avere avuto complici e dice che i funzionari  cinesi gli hanno sempre richiesto di rispettare la legge.

Viene decisa l’emanazione di un editto, in cui l’imperatore dichiara di concedere la sua benevolenza agli stranieri e di essere favorevole al libero commercio. I mercanti stranieri e le persone delle feste di Danton devono impegnarsi a rispettare le nostre leggi ed a fare profitti senza danneggiare il popolo.

I commercianti inglesi si riuniscono e ascoltano da Shanzhi la traduzione inglese dell’editto.  Contestano le disposizioni in esso contenute. Dicono che i cinesi sono sleali e non si deve abbassare la testa, per non diventare schiavi. Qualcuno dice a Danton che He Jingrong è stato il suo broker e lo ha aiutato ad arricchirsi e ora è il momento dci ricambiare l’aiuto ricevuto. Lui replica che tutti sanno che è innocente e viene usato per spaventarli. quello che si prospetta è una guerra e bisogna essere pronti a combatterla per il proprio paese. Viene fatta una votazione che si conclude con il rigetto delle istanze cinesi.

Danton viene a consegnare un messaggio al signor He Jingrong e al figlio, dicendo: “Sono spiacente, ma il mio paese ha le sue leggi e noi abbiamo i nostri principi”.  La lettera viene letta dai funzionari cinesi che criticano la pessima calligrafia cinese e le due spade  incrociate sopra le loro teste. Ritengono che sulla vasta distesa di terre sotto il cielo non esista una controparte alla Cina. Considerano la lettera non una nota diplomatica, ma una dichiarazione di guerra.

Lin Zexu pensa che stiano cercando di sondare il terreno; sarà dunque una buona occasione per mostrare la determinazione della Cina nel combattere l’oppio. Viene ordinato di circondare tutti i palazzi inglesi.

Shanzhi  viene fatto vestire con abiti e cappello occidentali. Osservano come mangia con le posate, utilizzando due mani. Le bacchette cinesi sono più pratiche, perché possono essere impugnate con una mano sola. Arriva un prete dalla Camera di Commercio Inglese, che dice però di non rappresentare. E’ venuto di sua iniziativa. Sostene l’editto di bando dell’oppio, ma fa presente che tagliare il rifornimento di acqua e di viveri mette in pericolo la vita delle persone. Questo non è un comportamento umano. Invita dunque a rimuovere il blocco. Gli viene risposto che, in fondo, il blocco dura da soli tre giorni: è un poco presto per parlare di trattamento inumano. Che dire di una nazione che da un secolo viene straziata a causa dell’oppio, con milioni di morti e le loro famiglie rovinate?

Viene mostrato un giornale inglese.  La regina Vittoria ha proibito l’uso dell’oppio nel paese. La merce di contrabbando non deve essere spedita a Guangzhou. Perché dunque Danton sfidano gli ordini della Regina ed introducono illegalmente l’oppio in Cina? Questa droga ha portato la Cina sull’orlo della rovina. Il blocco è solo l’ultimo strumento per fermare questo processo. Il prete viene invitato a portare questo messaggio: “Avete sfruttato la nostra tolleranza per un centinaio di anni, ma adesso basta!” Il prete dice che, se non sarà tolto il blocco, ci sarà uno sciopero della fame. “Facciano!”. Un consigliere dice che, se qualcuno muore di fame, ciò potrebbe causare guai e spaventare l’imperatore. Lin Zexu dice che ciò che lo spaventa sono i traditori che, se non vengono eliminati,  potrebbero riportare l’oppio in Cina.

A questo punto, vediamo He in carcere. Il suo servo Rengui gli comunica  che, per ordine delle autorità,  la compagnia Yihe deve essere chiusa e che devono essere consegnati i libri contabili. He Jingrong dice che, fortunatamente, ha già predisposto le cose a tele scopo. Dice anche che, se sopravvive, vuole occuparsi in futuro di Shanzhi. Questi, in lacrime, gli promette di tirarlo fuori di prigione. He Jingrong dice anche che ormai si va allo scontro tra Lin Zexu e gli stranieri. Intrappolato tra i due partiti, non vede per sé una possibilità di sopravvivenza. Dice a Shanzhi di dimenticarsi di lui e di preoccuparsi di se stesso. Lin Zexu è astuto e spietato! Lo esorta ad essere estremamente cauto, quando lavora per lui. Shanzhi dice che implorerà Lin di salvare la vita di suo padre in cambio dei suoi beni, ma questi dice che ormai il denaro non serve più: certo non con Lin Zexu. He dice di avere lasciato a Rengui i libri contabili, che potrebbero essere consegnati a Lin in caso di necessità.

Lin Zexu apprezza la possibilità di disporre delle terre e delle case di He Jingrong, perché ha bisogno di finanziamenti per costruire navi da guerra e cannoni. Shanzhi dice che suo padre confessa i suoi crimini e consegna a Lin la contabilità della Yize negli ultimi 19 anni. Sono registrate le quantità di argento utilizzate per corrompere i funzionari. Potrebbero esserci delle cause occulte ed è opportuno che sia fatta una attenta analisi. Ma Lin non si fa commuovere dalle lacrime di Shanzhi e dice che He Jingrong merita per questi reati la pena capitale.  La compagnia Yize ha corrotto i funzionari e trafficato con gli stranieri. E ora Shanzhi sta ricattando le autorità.

Lin è sbalordito, vedendo l’elenco dei funzionari che sono stati corrotti. Dice che è giusto che compaia nell’elenco anche Han Zhaoqing che ha ricevuto grandi somme. Li alla fine esplode: “Ma perché sono stati messi in lista anche funzionari che hanno ricevuto somme insignificanti? Ma che pretendete da me? Che uccida tutti i funzionari in Guangzhou? Che dia inizio a un conflitto interno, quando stiamo per combattere un nemico esterno? Siete spregevole! Andate via”. Però Lin raccoglie il documento con l’elenco dei funzionari corrotti. In una riunione pubblica, Lin Zexu ricorda che, in base alla legge del Great Qing, ogni funzionario listato per l’oppio sia privato del titolo e della sua carica ed esiliato. Poi dice: “Ma io non sono sicuro se ci sia stata qualche violazione della legge tra di voi!” Tutti si affrettano a negare!

Lin dice che tutti sono lì per meditare! Resteranno sei ore. Se dopo sei ore sono ancora in buone condizioni, possono andare via. Se invece non possono reggere, si preparino a essere processati. A un certo punto Lin si alza e va di fronte a un funzionario che già teneva d’occhio e gli sbatte in faccia le prove della corruzione: 10000 cassette di oppio registrate come sequestrate, ma in realtà lasciate passare, in cambio di una tangente. Non solo: si era anche vantato dei risultati raggiunti presso la corte imperiale. “La moralità e la reputazione del Celeste Impero sono rovinati da simili mascalzoni. E’ una azione peggiore dello stesso traffico di droga! Come funzionari nominati dalla Corte, dovreste essere di esempio agli altri! C’è qualcuno di voi che può dire di non essersi mai lasciato corrompere?”. “Se qualcuno non si è fatto corrompere, si faccia avanti e riceverà i miei tre inchini di rispetto!” Il funzionario accusato si lancia improvvisamente verso l’uscita, ma stramazza a terra. Lin dice di metterlo in prigione e di tenerlo d’occhio giorno e notte, per impedire che qualcuno cerchi di ucciderlo per sfuggire alla incriminazione! Solo il generale Guan  riceve i tre inchini di rispetto. Tuttavia Lin capisce che i libri contabili della Yize sono un abile falso, costruito ad arte, e lo getta nel braciere. Con sgomento di Shanzhi. Il generale Guan si dichiara pronto a fare tutto ciò che Lin Zexu riterrà necessario.

Il capitano Elliot dichiara che si assume la responsabilità delle vite e delle proprietà dei sudditi inglesi, anche se le risorse disponibili sono scarse di fronte alla imprevista aggressività della Cina. Nei dieci giorni successivi, tutti gli inglesi potranno lasciare Guangzhou, dopo avere consegnato tutto l’oppio. Danton e gli altri commercianti si rifiutano di consegnare l’oppio in loro possesso. Danton dice che il capitano è fuori di testa. Lui risponde a muso duro che Danton è uscito dai bassifondi ingannando, imbrogliando, con l’appropriazione indebita e l’evasione fiscale e lo sfida a rispondere di fronte a una corte inglese dei suoi crimini. Mr. White dice che queste sono calunnie. Il capitano dice che si ricorda di lui dallo Spanish Maine e che è solo un contrabbandiere! A Lawrence il capitano ricorda che per lui in Inghilterra c’è posto solo per cinque anni in prigione.

Il capitano Elliot conclude affermando che il suo compito è proteggere il commercio della Gran Bretagna che si sta espandendo, non per proteggere dei malfattori. Elliot offre una garanzia per le perdite e invita tutti a recarsi nel suo ufficio. Danton dice che  la cifra ammonta a 6 milioni di sterline? Chi ha conferito al capitano Elliott il potere per rilasciare una così grande garanzia? Il capitano risponde che non è possibile restare a marcire intrappolati e che non ci sono altre scelte. Tutti vanno a farsi rilasciare la garanzia. Danton è l’ultimo.

Intanto un messaggero a cavallo raggiunge la Corte Imperiale, recando l’annuncio trionfale: i trafficanti stranieri hanno consegnato tutto l’oppio in loro possesso.  L’imperatore Daoguang può così annunciare che la piaga dell’oppio è stata sradicata, dopo cento anni, nel diciannovesimo anno del suo regno. Ordina al Commissario Imperiale Lin Zexu che tutto l’oppio sequestrato sia pubblicamente distrutto, come ammonimento. La distruzione dell’oppio avviene con una grande cerimonia, a cui assistono tutti i cinesi e gli inglesi. Successivamente i sudditi inglesi salgono sulle scialuppe e si imbarcano.

A quattr’occhi, Danton accusa il capitano Elliott di essere un traditore del proprio paese e di avere venduto tutti come immondezza. Comunque il capitano gli affida una lettera che deve essere consegnata personalmente a Lord Palmerston. Gli chiede di informarlo di quello che sta succedendo e dirgli che i cinesi hanno distrutto merci del governo britannico per 8 milioni di sterline.   Alla sorpresa di Danton risponde che così è, visto che tutti hanno la sua garanzia firmata. A seguito della sua garanzia, l’oppio distrutto era diventato proprietà del governo. E’ dubbio che il governo britannico voglia accollarsi una simile somma, ma potrebbe costringere qualcun altro a farlo! Per esempio i Cinesi! Quindi la lettera per Palmerston ha lo scopo di scatenare una guerra!

Shanzhi porta al capitano Elliot una lettera del Commissario Imperiale Lin Zexu per la Regina Vittoria. Il capitano gliela restituisce e gli comunica un messaggio per Lin: “Non ci ritireremo mai! Aspetteremo al largo. Questa è la nostra forza! Ritorneremo a Guangzhou (Canton)!” Lin chiede a Shanzhi se pensa che la Gran Bretagna scatenerà una guerra.

La scena si sposta a Londra, dove Danton ha consegnato la lettera dal capitano Elliot e descritto la situazione. C’è una riunione del Gabinetto. Palmerston, ministro degli Esteri,  dice che Danton per la East India Company ha parlato del deterioramento della situazione a Guangzhou. Viene ribadito che il governo non è coinvolto nel traffico di oppio, che rientra nel libero commercio dei privati.  Ma vengono minacciati la vita e i beni dei cittadini inglesi. Il problema è che i cinesi non trattano i sudditi britannici su un piede di parità e in modo leale: viene insultata la dignità di sua Maestà la Regina!

Un generale presenta una accurata mappa delle coste della Cina con i porti, i fiumi e le fortificazioni. Quanto alla Marina Cinese, assomiglia ad una flottiglia di barche da pesca!

Ci viene quindi presentata la Regina Vittoria: giovane, carina, ma un poco superficiale. Si occupa di francobolli, di tagliare nastri, ma ha ragione quando dice che la Gran Bretagna deve difendere il principio del libero commercio. Se anche altri paesi imitassero la Cina, rapidamente la Gran Bretagna andrebbe in rovina.

Vediamo poi Lin Zexu ed il generale Guan che ispezionano i cannoni e osservano le navi inglesi che stazionano al largo.   Lin osserva che una guerra ostacolerebbe il commercio e non sarebbe conveniente per gli inglesi. Danton forse non lo capisce, ma per la Regina dovrebbe essere evidente.

Ci viene poi presentata una seduta della Camera dei Comuni. Un deputato sottolinea che la Cina, nonostante abbia 400 milioni  di abitanti, è sempre sta governata da  un solo imperatore ed ha sempre avuto  una sola lingua: forse con una così formidabile nazione sarebbe meglio fare commercio, non guerra! Un altro evidenzia che, se da un lato, la Gran Bretagna ha la più avanzata industria al mondo, la Cina è il più grande mercato! Sir Alexander Madison dice di conoscere due strani nomi: Confucio e Zhuangzi.  Sono vissuti più di duemila anni fa, prima di Socrate e Aristotele e forse sono più profondi. La Cina ha la Grande Muraglia a Nord e il Grande Canale a Sud. Anche se è addormentato, è un paese imprevedibile. E’ possibile sconfiggerlo, ma è impossibile conquistarlo.  Madison dice che amerebbe visitare la Cina, ma preferirebbe attraversare a nuoto l’Atlantico che andare in Cina su una nave da guerra! Molti però gridano che la Cina ha offeso la Regina e la Gran Bretagna e  deve essere punita!

A questo punto, Danton pronuncia un discorso incendiario. Dice che parla a nome di un gruppo di cittadini indifesi. Hanno dovuto lasciare le loro case e accamparsi su una nave, senza acqua senza viveri, senza medicine. Sua figlia non ha potuto seguirlo a Londra, perché malata, e potrebbe anche non rivederla più.  Eppure la Union Jack sventola ancora in cima all’albero delle navi! Danton ricorda di avere portato lettere del rappresentante britannico a Canton, Elliot, al Primo Ministro. Ci sono poi doni per la Camera dei Comuni. C’è un vaso di bronzo con figure di spiriti che risale a 2000 anni fa, quando il bronzo era il metallo più pregiato. Colpito, il vaso risuona come una campana. C’è poi un prezioso vaso di bronzo dei tempi glorosi della dinastia Tang: il periodo più glorioso della Cina, quando era il paese più civilizzato del mondo. Infine c’è un vaso del periodo attuale pomposo, ma di nessun valore: fatto cadere si sbriciola in tanti pezzi. Questa è la immagine della Dinastia Qing: solo sfarzo e pèompa, ma estrema debolezza!

Il discorso incendiario di Danton provoca inevitabilmente la guerra. Ma occorre tempo perché gli eventi seguano il loro corso. I profughi inglesi aspettano a bordo della nave, su cui sono stati caricati. Mancano i viveri e le medicine, l’esasperazione è generale. La situazione rischia di diventare insostenibile. C’è pure un morto che, secondo le regole del mare, viene gettato in acqua. Il prete dice al capitano Elliot che è meglio salpare: si rischiano meno morti! Il capitano risponde che la Gran Bretagna non lascia morire i suoi cittadini invano e  imperterrito vuole aspettare. Il prete lo accusa di cercare solo un pretesto per la guerra

Improvvisamente la situazione si capovolge. Arriva a vele spiegate la flotta britannica. Il comandante Bremer, affiancato da Danton, saluta la nave dei profughi. Risuona l’inno: “God save the Queen!”. La flotta inglese blocca la foce del fiume Zhujiang.  Lin Zexu viene informato, ma non si dimostra allarmato e decide di terminare la partita che sta giocando con il generale Guan.

Intanto il Capitano Elliot suggerisce al comandante Bremer di attaccare lì: Guangzhou può essere conquistata nel corso di una notte. Bremer gli chiede quanto conosca Lin Zexu: qui sarà opposta la massima resistenza! Meglio sistemare la partita direttamente con l’imperatore a Pechino! Un messaggero accorre per informare Lin che la flotta inglese non ha attaccato e ha fatto vela verso nord. Lin capisce subito che si sono diretti verso Tianjin e Pechino.   Il generale Guan suggerisce di mandare la flotta cinese all’inseguimento per ritardare l’attacco. Lin ribatte che le navi inglesi hanno potenti cannoni e sono più veloci. Ordina di mandare 600 corrieri a tutti i forti lungo Xiamen, Shoushan e Dinhai. Decisamente avrebbe preferito combattere la battaglia in Guangzhou, piuttosto che vedere le navi inglesi fare vela verso il nord.

Avviene un incontro tra Lin Zexu e il generale inglese Bremer. Questi dice che non ha intenzione di occupare Dinghai, ma avrebbe piacere di utilizzare quella graziosa piccola isola per caricare provviste ed acqua fresca. E’ disposto a pagare per questo e mostra una cassa piena di monete. Dice altresì che, se i cinesi non sono d’accordo, saranno spazzati via. Vuole una risposta netta: sì o no! Di fronte al mutismo di Lin, vengono sparati alcuni colpi di cannone. Lin ammette di non avere mai visto navi così grandi e cannoni così potenti. Tuttavia i valorosi soldati della Dinastia Qing sono disposti a morire, piuttosto che arrendersi.

I bombardamenti dei cannoni inglesi sono micidiali! Li è sconvolto! In meno di un’ora sette forti in Dinghai sono stati distrutti e 10 navi da battaglia affondate. Centinaia di uomini uccisi! Lin guarda il mappamondo: come è possibile che una piccola isola, come la Gran Bretagna, possa   sconfiggere un grande paese come la Cina.

Intanto l’imperatore indisposto riceve messaggi catastrofici, inviati da Zhoushan: Dinghai è stata conquistata sette giorni prima dagli inglesi che ora, probabilmente, stanno navigando verso nord! Qishan, viceré della provincia di Zhili, chiede udienza! La mattina stessa le truppe inglesi hanno raggiunto Dagukou di Tianjin. L’imperatore è indignato: come osano invadere la zona proibita del palazzo imperiale?  Inoltre Palmerston, il Ministro degli Esteri inglese gli scrive direttamente: come osa, visto che la Gran Bretagna è una piccola isola, che non sarebbe neppure degna di essere una provincia cinese?

Un funzionario dice che bisogna trattare a testa alta con gli inglesi, perché altrimenti altre nazioni, come Francia e America, seguiranno il loro esempio. L’imperatore dice che Lin Zexu è un incompetente, perché non ha saputo estirpare la mala pianta dell’oppio, né tenere fuori gli inglesi dal territorio cinese. Qishan dice che Zexu si è comportato in modo avventato nel problema dell’oppio; rimuovendolo dalla sua carica, si toglierebbe ai britannici un pretesto per il ricorso alle armi. Possono essere convinti a ritirarsi con il dovuto rispetto e si può comporre il conflitto pacificamente.

Un funzionario si oppone con decisione. Gli stranieri hanno avvelenato il paese con l’oppio e bene ha fatto Zexu a distruggere l’oppio a Humen. Ora si vogliono trattare gli stranieri che si sono macchiati di gravi colpe come ospiti d’onore, mentre Zexu viene licenziato. La grande Dinastia Qing non può accettare una simile umiliazione. Qishan ribatte che l’integrità del Celeste Impero è essenziale per la grande Dinastia Qing

L’imperatore dice che gli stranieri sono barbari e ignoranti; tuttavia preferisce una soluzione pacifica, prima di andare allo scontro. Qishan, che ha sempre goduto del favore imperiale e che è ritenuto un pilastro dello stato, viene inviato a Tianjin per fare un accordo con gli inglesi, dicendo loro che Lin Zexu è stato licenziato. Qishan viene nominato Commissario Imperiale con l’obiettivo di porre fine alla guerra.

Qishan si reca quindi a notificare l’editto imperiale a Zexu. In un incontro ristretto dice che ormai è caduto in disgrazia presso la corte. La sua decisione di distruggere l’oppio è stata la causa del conflitto. La sua rimozione dimostrerà la volontà cinese di arrivare a un accordo.

Lin Zexu si dice pronto a sacrificare la sua vita, se ciò può portare alla pace. Dice però che si stanno sottovalutando la forza, l’astuzia e gli obiettivi strategici. La loro flotta è davanti a Pechino e non basterà togliere lui di mezzo per fermarla. L’unica soluzione è raccogliere tutte le forze del Celeste Impero e prepararsi a combattere.

Qishan rinfaccia a Lin di avere detto che gli stranieri non avrebbero mai osato fare la guerra. E’ stata la sua incoscienza a provocare la attuale situazione che ha colto la Cina di sorpresa. Lin ammette che era come un ranocchio nello stagno e non sapeva molto degli affari del mondo. Solo ora si è reso conto che ci sono molte nazioni potenti ed è cosciente della calamità che incombe. Dice Qishan: “Eravate un ranocchio nello stagno. Siete sicuro di non esserlo più ora?”. Interviene il generale Guan dicendo che è pronto a combattere fino alla morte. Qishan obietta: “Siete pronto a combattere fino alla morte, ma siete sicuro di vincere”. Dice di avere visto le navi e i canoni inglesi in azione. La superiorità degli armamenti inglesi è tale da costituire un grave pericolo per la sopravvivenza della Dinastia Qing.  Lin Zexu se ne va dicendo che, se ci si arrende senza combattere, quella sarà veramente la fine della grande Dinastia Qing.

C’è poi  una scena, in cui viene mostrato Lin che osserva  una classe di studenti: contando su di loro, la Cina potrà primeggiare per 5000 anni, per quanto forti siano i nemici e per quanto gravi siano gli sconvolgimenti che verranno. L’immagine di Confucio campeggia dietro la cattedra dell’insegnante.

Shanzhi accompagna Lin Zexu e si offre di seguirlo, dovunque andrà! Lin risponde che Shanzhi ha troppe debolezze e non potrà sopportare le difficoltà per tutta la vita! Il giovane dice che potrà continuare a raccogliere informazioni a Guangzhou e a preparare una sintesi per Lin. Lin dice di avere molto meditato negli ultimi giorni. Le abitudini degli stranieri sono rozze, ma hanno aspetti positivi. Non bisogna trattarli con sufficienza.

Ma He Shanzhi ha una opportunità eccezionale, offertagli da Qishan. Questi gli dice che la sua  famiglia è la più ricca del luogo e che suo padre sarà liberato, se riuscirà a compiere una missione per lui. Qishan chiede che genere di persone sono gli inglesi e il giovane dice che sono persone che hanno gli stessi gusti che ha lui.  Va quindi a visitare suo padre in prigione e gli dice che ha bisogno dell’aiuto di Rong’er, ma dubita che lei acconsentirà. Il padre gli dice che la ragazza è la nipote del musicista cieco. Questi era una guardia del corpo dell’imperatore nella Città Proibita. Purtroppo offese l’imperatore e per questo fu accecato. Fuggì e da 30 anni è ricercato.  He Jingrong ha nelle sue mani la vita del musicista cieco e di Rong’er: pertanto questa dovrà per forza collaborare. Infatti la vediamo mentre saluta il nonno e gli dice che dovrà assentarsi per un poco.

Poi vediamo Qishan a pranzo con il generale Bremer e il capitano Elliot su una nave britannica. Accanto a lui c’è Shanzhi che fa da interprete. Gli viene servita una bella bistecca al sangue che taglia con coltello e forchetta. Dice che gli inglesi sono così bellicosi, perché mangiano carne sanguinante. Il generale inglese riconosce che la cucina cinese è straordinaria, ma purtroppo non si può dire lo stesso dei loro cannoni. Se avessero utilizzato un poco della loro esperienza culinaria nel campo militare, sarebbero gli inglesi a dovere chiedere una tregua. Qishan dice che non è venuto per chiedere una tregua, ma per concedere una tregua. gli inglesi non si formalizzano nell’uso delle parole.

Sua maestà l’Imperatore riconosce che gli inglesi si sono comportati con rispetto e sottomissione e pertanto concede loro tre milioni di taels di argento per pagare le spese del loro ritorno a casa. Il generale Bremer si affretta a precisare che nessuno ha parlato di tornare a casa. Precisa che i cinesi devono pagare sei milioni di taels per l’oppio distrutto e devono aprire cinque porti al commercio e srotola una mappa accurata delle coste cinesi. Inoltre vogliono il possesso di Hong Kong. Al sentire questo Qishan ha una reazione violenta di rifiuto: la grande Dinastia Qing non ha mai ceduto parti del territorio cinese! Perché non si accontentano del denaro?

Il generale inglese dice che Hong Kong è estremamente importante per loro, perché è il migliore porto del Far East: posizione perfetta, clima eccellente, acque profonde. Pertanto vogliono averlo! Qishan dice che non possono pretendere tante cose in una volta sola: prima il denaro! Conosce bene il carattere dell’Imperatore. Ma gli inglesi ribattono che loro conoscono bene il carattere della regina Vittoria. Il suo compleanno si avvicina e loro vogliono farle un regalo: Hong Kong sarebbe ideale! Il generale inglese dice che, se le loro condizioni non vengono accettate, attaccheranno immediatamente Guangzhou!

Qishan dice che deve riferire all’Imperatore: intanto saranno suoi ospiti di onore e saranno riforniti di tutto. Ci sono capre e altre animali. Ci sono due splendide donne in una carrozza, dentro cui il generale guarda. Altre sono in altre carrozze. Il generale, compiaciuto, concede un prolungamento di un mese del cessate il fuoco. Però pretendono Hong Kong entro dieci giorni e lettere dell’Imperatore che confermino le loro condizioni. Se non ricevono le lettere di conferma dell’imperatore entro un mese, questo sarà considerato una dichiarazione di guerra.

La sera c’è una grande abbuffata. E una grande bevuta!  Rong’er canta accompagnandosi con uno strumento tradizionale. Dice che le sue sorelle vendono i loro sorrisi, ma non i loro corpi! E infatti se ne vanno. Lei si fermerà per occuparsi di Elliot. Questi è ubriaco e vaneggia un poco. Dice che vogliono sbarazzarsi di lui, adesso che stanno per raggiungere la preda agognata. Si sdraia accanto a lei, dice che la sposerà. Improvvisamente lancia un grido, perché ha visto che la ragazza nasconde un paio di forbici sotto gli abiti. Bremer calma la sua collera e dice che bisogna mandarla a Qishan, perché sia punita. La punizione è atroce: viene legata a una grossa pietra e gettata in mare! Shanzhi, che pensava di fare la pace con gli inglesi, viene messo in prigione. Suo padre viene costretto a bere una bevanda letale.

Gli inglesi prendono possesso di Hong Kong. La bandiera inglese viene issata durante una cerimonia, a cui assistono Elliot e Bremer, davanti alle truppe schierate.

   Assistiamo poi ad una riunione dell’Imperatore con le autorità più importanti. Qualcuno dice che bisogna valutare con molta cautela la eventualità di una guerra. Le navi inglesi sono grandi e veloci. Come si possono dispiegare truppe lungo una costa lunga un migliaio di miglia? Qualcun altro dice che si può organizzare una milizia civica e che Lin Zexu aveva fatto qualcosa del genere a Guangzhou, ma Qishan ha sciolto tale milizia, lasciando la città senza difesa! Un altro obietta che una milizia civica è pericolosa, perché potrebbe ribellarsi contro le autorità: meglio rinunciare a una piccola isola, pur di avere la pace interna. Un altro dice che nei duecento anni della Dinastia Qing non si è mai rinunciato ai diritti fondamentali in condizioni così umilianti.

A questo punto l’Imperatore annuncia la sua decisione. Dice che è cosciente dei pericoli del cercare la pace, come si rende conto dei rischi di una guerra. Ordina di radunare truppe da tutti gli eserciti provinciali per resistere agli stranieri. Ma la disparità di forze è schiacciante. I cannoni delle navi inglesi distruggono le fortificazioni e i soldati possono irrompere massacrando i difensori. Gli ideali che hanno retto la Cina sono inadeguati ai nuovi tempi.

Qishan, reo di avere ceduto i diritti del paese, viene destituito e condannato a morte. Lin Zexu viene destituito, ma gli viene salvata la vita. Alla fine si incontrano durante il loro viaggio. Qishan si duole del fatto di essere trattato con infamia, mentre forse Lin avrà un posto nella storia. Lin lo prega di consegnare a nome suo all’Imperatore un mappamondo. Ci sono tanti importanti paesi al mondo e la grande Dinastia Qing non può vivere fuori del contatto con la realtà!

L’esercito e il popolo cinese combatterono eroicamente, ma tutto fu inutile a causa di un governo corrotto e della inferiorità militare. Il trattato di Nanchino fu firmato il 29 agosto 1842.

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Il Commissario Imperiale Lin Zexu nella locandina seguente

L’imperatore Daoguang

I PROTAGONISTI

Lin Zexu

L’imperatore Daoguang

Danton (interpretato da Bob Peck)

MOMENTI SALIENTI

Il pranzo offerto da He Jingrong

Esercizi di calligrafia

Esecuzione dei sospetti

Riunione dei commercianti inglesi

Lin Zexu osserva Shanzhi che mangia con le posate

Lin Zexu e il generale Guan osservano le navi inglesi

Qishan a colloquio con i comandanti inglesi

L’imperatore decide di destituire Lin Zexu

LE ATTRICI

Emma Griffiths Malin è Mary Danton.

ATTORI

Bob Peck nel ruolo di Danton

Simon Williams è il capitano Charles Elliot

E’  un film del 1997. E’ il vincitore del Golden Raster 1997 per il miglior film.

Il regista è Xie Jin.

Bao Guo’an è Lin Zexu

Su Min è l’imperatore Daoguang.

Shao Hsin è He Shanzi

Yuan Gao è Rong’er

Il film si può vedere con il seguente link (togliendo lo spazio prima della k finale):

https://www.youtube.com/watch?v=YWzeZ5sNxm k

 

https://www.youtube.com/watch?v=YWzeZ5sNxm k

 

IMMAGINI STORICHE

 

 

 

 

Ritratto di Lin Zexu

 

La Nemesis

La regina Vittoria

Guangzhou (Canton) oggi

Per una completa trattazione dell’argomento, leggere:

https://en.wikipedia.org/wiki/First_Opium_War

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=YWzeZ5sNxm k

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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