David Trueba, Quattro amici

D’estate, perfino i paesi disabitati mettono in ghingheri le loro vie, spendono una barca di soldi nel budget per le lampadine colorate e friggono salsicce in onore della Madonna della Paloma o del santo patrono. Di solito le sagre estive sono un miscuglio tutt’altro che raffinato di devozione cattolica e inclinazione alcolica, traboccanti di spirito festaiolo, folclore della terra, processioni mariane e furori taurini. Claudio ci aveva raccontato mille volte di quell’estate che aveva passato a girare di sagra in sagra per i paesi dormendo di giorno e bevendo di notte a spese dei festeggiamenti del comune.

I genitori di Elena vollero trascinarci a tutti i costi ad ascoltare la Salve Regina e la messa nella chiesa che minacciava di cadere a pezzi: dal soffitto si staccava una pioggerella fine di polvere bianca e di sassolini che ogni tanto cascavano sulla testa di qualche fedele sonnacchioso. Le donne nella parte anteriore della chiesa, gli uomini in fondo. Capimmo l’ostinazione dei genitori di Elena quando il parroco, un uomo rozzo e sgradevole con una palese demenza senile (aveva dimenticato l’ordine della liturgia e aveva distribuito la comunione subito dopo il Credo), sottolineò il nome del benefattore che aveva donato i soldi per restaurare il campanile. Il padre di Elena accolse l’applauso dei compaesani con un’espressione di falsa modestia. La funzione culminò con l’infervorata Salve Regina in onore della Madonna del Perpetuo martirio. (…).

Erano stati riaperti i granai abbandonati, i magazzini, i pagliai affinché i ragazzi vi allestissero circoli ricreativi: degli scapoli, degli ammogliati, delle donne o dei giovani suddivisi a seconda dei gusti musicali o calcistici. Davanti al padre di Elena si spalancavano le porte di tutti i circoli, così fummo obbligati ad accettare le offerte di bicchieri di vino, boccali di birra, sangria, tramezzini al formaggio, frittatine, salsicce, salami, pesciolini fritti. Raúl spingeva il passeggino dietro di noi. Ogni tanto si portava una mano alle reni e alle spalle indolenzite. Con la schiena curva sopportava la gente, quasi tutti parenti, prossimi o lontani, di Elena, che si chinavano sui gemelli tentando di scoprire le somiglianze, con la schiacciante maggioranza di chi sosteneva che erano proprio identici al nonno materno.

(Traduzione di Michela Finassi Parolo)

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